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“Slow Food Story” (2013, 74’) di Stefano Sardo

audio: italiano – sottotitoli: inglese

Settimana di Europa

La storia dell’uomo e del movimento che hanno rivoluzionato la gastronomiaQuesta è la storia di una rivoluzione.
Una rivoluzione culturale, una di quelle che non lasciano morti sul campo, ma che ugualmente, una volta messe in moto, segnano un punto di non ritorno.
Questa è la storia di una rivoluzione lenta. Slow. Come una lumaca.
Una rivoluzione va avanti da 25 anni e ancora non dà cenno di volersi fermare.
E ha un suo lìder maximo, che si chiama Carlo Petrini, detto Carlìn.
L’inventore di Slow Food.
E’ lui che in Italia nel 1986 fonda l’associazione gastronomica ArciGola, e tre anni dopo lancia a Parigi lo Slow Food, un movimento internazionale che nasce come Resistenza al fast food, che allora stava minacciando la gastronomia locale in tutto il pianeta.
L’idea piace, il movimento della chiocciola trova adepti in tutto il mondo. Partendo da Bra, cittadina di 27mila abitanti, e parlando quasi esclusivamente dialetto piemontese, Carlìn crea dal nulla un’associazione internazionale che oggi ha 85.000 soci in 130 paesi, e che ha un impatto straordinario nel mondo della gastronomia e nella cultura del nostro tempo.
La sua scommessa è potente: affrancare la gastronomia dalla marginalità culturale cui è relegata e restituire al cibo la centralità – economica, politica, scientifica, filosofica – che gli spetta.
L’ambizione si svela in tutta la sua grandezza negli anni 2000, quando Petrini dà vita ai suoi progetti più visionari: Terra Madre, un forum di 5000 contadini da tutto il mondo radunati a Torino per dare voce all’agricoltura che combatte contro le colture massificate e depauperanti, e l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, che dà dignità accademica allo studio del cibo.
Intanto la gastronomia – anche per merito suo – vola: gli chef sono delle star, le tv di tutto il mondo sono piene di show di cucina, l’editoria di settore produce best-seller a raffica. Il cibo è cool, i prodotti tipici – difesi dallo Slow Food con il progetto dei Presìdi – sono uno status symbol…
Merito di una idea vincente – lo Slow Food – che come talvolta accade è il frutto di una storia non prevedibile, tutt’altro che allineata.
Slow Food Story è la storia di un gruppo di amici di provincia che crescono tra scherzi, mangiate colossali e passione politica. C’è Petrini, naturalmente. Ma ci sono anche i suoi migliori amici: Azio Citi e Giovanni Ravinale.
Questa è la storia della loro amicizia. Delle gioie, ma anche dei dolori.
Una storia di bischerate, di ristoranti, di riti contadini riesumati (“cantare le uova” di notte, durante la Quaresima, nelle cascine delle Langhe, svegliando i contadini con le improvvisate di musici e vino rosso, fino alle luci dell’alba), di appuntamenti immancabili (il club Tenco e la fera di San Firmino a Pamplona), di ciucche e di viaggi, di scommesse vinte o perse ma vissute sempre con la stessa inaffondabile, burbera, contagiosa ironia campagnola.
Una vita ricca e unica, quella di Carlìn, che ancora oggi – che è un “eroe euroepo” per Time e un columnist sul più importante quotidiano italiano – è saldamente ancorata nel piccolo paese da cui ha preso il via, a dispetto della dimensione globale e internazionale del movimento cui ha dato vita (e che oggi a Bra è un’azienda da 200 dipendenti).
Una storia che ci dimostra come anche le più importanti avventure culturali possono nascere da un approccio ironico e divertito alla vita.
E che, forse, merita di essere raccontata.

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